Una calle, una storia: “Santa Margherita”

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Campo Santa Margherita
 

Una calle, una storia: “Santa Margherita”

17/01/2019

Il toponimo deriva dalla chiesa, ora sconsacrata, di Santa Margherita, posta all'estremità nord orientale del campo, fondata nel IX secolo. Fu dedicata alla omonima martire cristiana, protettrice delle partorienti, nata ad Antiochia di Siria nella seconda metà del III secolo da genitori pagani.

La Chiesa fu riedificata nel 1687 su progetto dell'architetto Giambattista Lambranzi e, dall'inizio dell'Ottocento, a causa delle riforme napoleoniche fu adibita per un periodo alla manifattura dei tabacchi e quindi a deposito di marmi di altre chiese soppresse. Diventò nel 1882 una chiesa evangelica ed in seguito “Cinema S. Margherita”; il suo uso attuale è quello di auditorium dell'Università Ca' Foscari.

Nel 1808 il campanile fu “mozzato” perchè poco stabile, ma rimangono comunque elementi marmorei secentesci interessanti sul basamento, tra i quali un drago ed un mostro marino.

L'aspetto attuale di campo Santa Margherita è conseguenza delle disposizioni delle autorità austro-ungariche che, nella seconda metà dell'Ottocento, portarono, per motivi igienici, all'interramento di alcuni rii. Prima del 1863 il campo rispettava la pianta tipica dei  campi veneziani, che affacciavano almeno da un lato su un canale, utilizzato dai  mercanti per il carico e scarico delle merci. Sul lato sud di campo santa Margherita si trovava il il rio della Scoazzera, collegato, attraverso il rio di Ca' Canal, al rio di San Barnaba. Le Scoazzere, scrive il Tassini in “Curiosità veneziane”, erano “un chiuso quadrato di muro, senza tetto e aperto d'innanzi, ove si raccoglievano le spazzature, dette in vernacolo scoazze, finché i burchieri, o burchiellanti, le avessero trasportate fuori città”.
 
Sul campo, accanto alle case popolari, si affacciano edifici di particolare interesse storico come  l'Ospizio Scrovegni, realizzato grazie al lascito di Maddalena degli Scrovegni, nobildonna padovana che, nel suo testamento del 1421, ha destinato un'ingente somma  per la costruzione di un ospizio in cui alloggiare 13 povere vedove. L'ospizio fu realizzato sulla sponda meridionale del rio della Scoazzera.
 
Poco distante appare la Scuola Grande dei Carmini, costruita nel XVII secolo su progetto degli architetti Francesco Caustello e Baldassare Longhena; fu l'ultima Scuola ad ottenere dal Consiglio dei Dieci, nel 1767, il riconoscimento di "Grande". I confratelli erano cittadini laici e avevano la finalità di dare sostegno religioso ed economico ai poveri e ai malati, contribuendo anche alle spese per i funerali e per la dote delle fanciulle che si sposavano o prendevano i voti.

Nel campo si distingue poi la facciata del trecentesco palazzetto Foscolo Corner mentre, adiacente al campanile, si nota una casa settecentesca, sulla cui facciata è stata posta una scultura quattrocentesca raffigurante Santa Margherita.

In mezzo al campo, a seguito dell'interramento del rio della Scoazzera, fu costruita nel 1725 la Scuola dei Varoteri, (conciatori di pelle), che sostituì la  precedente sede cinquecentesca in Campo dei Gesuiti. L'edificio riproduce fedelmente i tratti della costruzione che era stata demolita, a parte il sotoportego centrale per passaggio pedonale.

Vicino alla scuola dei Varoteri c'è il Monumento ai caduti della Grande Guerra, che fu inaugurato il 4 novembre 1923 e riporta i nomi dei 100 caduti della parrocchia dei Carmini; al di sopra quattro sculture in bronzo raffiguranti le quattro virtù del soldato italiano: Prudenza, Giustizia, Temperanza e Fortezza, opera dello scultore Angelo Franco.

Una calle, una storia: viaggio tra i toponimi veneziani alla scoperta del passato della Serenissima

 

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