Aquavitieri e cafetieri

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Immagine nizioleto "Sotoportego e calle de le acque"
 

Aquavitieri e cafetieri

28/12/2018

Ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia, gli acquavitieri erano i venditori di acquavite e nella loro corporazione erano compresi anche i cafetieri.

Calle e ponte “dell'Acquavita” si trovano nel sestiere di Cannaregio, nella zona dei Gesuiti; il nome deriva dalla presenza, intorno al 1700, di una “botega d'aquavita”, ovvero di acquavite, il cui titolare doveva, secondo disposizione del Senato, “pagare pigione a monsignor Marco Gradenigo patriarca di Aquileia”.

Il sottoportico e la calle delle Acque si trovano invece nel sestiere di San Marco, nella zona di San Salvador ed il nome proviene dalla presenza, sin dalla fine del 1500, di “boteghe da acque”. Il geografo, cartografo, frate Vincenzo Coronelli (Venezia, 1650 – 1718) nella sua “Guida de Forestieri sacro profana....” cita: “Le migliori cioccolate, caffè, acque gelate e rinfrescative, ed altre simili bevande si compongono e si vendono in Calle delle Acque, presso il Ponte de' Baratteri”. La suddetta bottega da acque era situata vicino alla riva ed i nobili che la frequentavano vi entravano quasi sempre mascherati.

La Scuola degli “aquavitieri e cafetieri” fu costituita nel 1618, aveva la sua sede nella chiesa di San Stin ed il patrono era San Giovanni Battista. Era sottoposta a diverse magistrature di controllo: i Giustizieri Vechi, i Provedadori sora la Giustizia Vechia (disciplina ed economia), i Governadori a le Intrade (dazio sul caffè e sul ghiaccio) il Colegio a la Milizia da Mar (gravezza pubblica).

Oltre all'esclusiva di poter vendere al minuto l'acquavite e il caffè, l'Arte era anche autorizzata a vendere il ghiaccio e soprattutto il rosolio, un elisir liquoroso ricavato dai petali di rosa, fabbricato a Venezia secondo una ricetta originaria della Dalmazia. Per questo motivo, oltre che di consumo, essa veniva considerata anche Arte di commercio.

Il numero delle botteghe in città era sottoposto a limitazione, tuttavia se ne contavano nel 1773 fino a 218, con 155 inviamenti, 6 banchetti e 30 posti chiusi, adatti a diventare botteghe.

Esisteva a Venezia anche un “Fontego de l'aqua vita” situato in un edificio posto all'incrocio tra il rio dei Greci e il rio di San Provolo. Sul retro dell'immobile vi era una corte, un piccolo orto ed un pozzo, mentre le stanze interne erano dotate di fornelli per distillare l'acquavite.

Una calle, una storia: viaggio tra i toponimi veneziani alla scoperta del passato della Serenissima

 

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